NICOLA VITALE
                      poesie scelte

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Da: Progresso nelle nostre voci
      Ed. MONDADORI , 1998





Ora che sono di nuovo nella casa
cerco un movimento
che si affianchi
al compito di essere un transito
una meta che stanotte
è grande come il cielo
posato di pensieri forti
di corpi che un uomo
sogna come pianeti lucenti.
Dormire nel movimento del cielo
è accostare i fratelli
che hanno saputo darne
considerevole prova
e qui giacciono le voci
in cui si rasserena
nostro, un sentimento.












La luna percorreva
la cresta del monte
e orlava il dorso di fuoco.
Era questo un segno di sensibile bellezza
e riconoscendo, gli uomini
apparivano già luminosi
come la gemma
che ogni notte porge.
Poi dentro la fresca scoperta
portavano il dono
di un'altra voce
stupita, incredula
ritrovata parola
ora che tutto «era»
nel passaggio lieve.












Il poeta gratta la pagina
come una curva, una testa di re
di vergine del fuoco santo
gratta per ricordarsi
la vena della parola
fatta come una rosa.
La testa antica gli parla
sulle braccia, sulla pancia
un'aria di mare che non si muove
che non ha motivo
di tornare.
E si appoggia, si risponde
per comporre la visione
nel mondo secco...
il cavo risuonare
il dolce traballare.












Uccelli che migrate più vicini al sole
tornano i luoghi nella piena luce
e voi conoscete per primi
la primavera che non ricordo
che pare un desiderio
che si immette nel cielo.
Si misura
sulla quiete del giorno
l'accenno largo del volo
che segna ancora il distacco
impone improvvisa la coscienza
di cambiamenti
nella stagione addormentata.
Chiudere le imposte
riporre il groviglio delle cose iniziate
dei pensieri spezzati
anche questa stagione è passata
si andrà nel silenzio delle colline
nelle erbe bagnate degli acquitrini.












Ecco gli amici
chiara fotografia dell' estate
il giorno
da una folla scomparsa ritorna.
Abbiamo composto strati
di alcune fatiche
e compiuto le importanti cose.
Lì mio fratello
è percorso da un incanto
che non suppone il domani,
ma al fianco
ognuno ha già sposato una donna
in cui si riversa
l'ansia che dilata la notte.
Mia sorella avrà tra poco
il suo abito nuziale
e saranno altre parole dette.
Armando, compiuto già
l'ultimo passo, è morto
e sulla sua tomba giovane
crescono i fiori.
Ora io mi vedo
un volto che non riconosco
e persa la cornice
in cui parevano
i nostri affetti
sicuri e chiari.












Finiti i soldi
prima che mi venga fame
non mi resta che lavorare
e in equilibrio
riportare il silenzio delle vivande
nel suono del giorno chiaro.
Non morirò di fame
per essermi guardato
in un fondo di cose
e lo scompiglio tenuto
nel centro delle parole
nella cantina e nell'orto.
Ritornerò nelle risorse
che la città comprende
nei particolari in cui ogni giorno
mia madre si dispera.
In questo cibo
bene accolto sul tavolo bianco
posso celebrare la metà del mondo
nella forma innocente.












Il tempo si ripete
nelle apparizioni
che schiudono i giorni.
Il freddo condensa dal corpo
una parola: «Dove andrò ora?»
A cinque anni i segni di tutto
ho battezzato
e per timore che svanissero
ho legato gli alberi uno ad uno.
Sei... sette... otto...
il tempo della terra
poi la stagione della prima coscienza
e un affanno: il crescere,
desiderare: terribile sventura.
Ma infine la comprensione:
lavoro e preghiera
il canto modesto dell' ape
precetto antico dell' ordine.
«Dove andrò ora?»
Ancora ritorna la domanda...
ma più in fondo stanno quieti i monti
visibili, invisibili
sulla pendice del giorno.












Questo pensiero scuro
colpisce in fondo come l'ansia
che produce un sogno.
E' il mondo che cambia
scopre un vuoto di risacca
che rotola pietre e conchiglie
dolorosa rotazione dei punti fermi
povere conquiste
della fatica e dell' orgoglio.

Lo spettacolo del mondo si rinnova:
mio padre che ho visto tremare
innanzi a un breve futuro,
mia madre, percorsa dal fremito
di un nuovo amore
ma consapevole del poco offerto;
e poi i passi degli infermi
malcerti sforzi
verso una sottratta integrità.

Non c'è tempo
affrontiamo l'inerzia del destino
ma ascoltiamo la voce immobile
che porge un intero cammino
alla nostra volontà
di parole e gesti.

 
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